Quella che oggi vi presentiamo è una delle leggende più incredibili tramandate dai nostri avi che riguarda il nostro Passo Gavia. La storia parla del Lago Bianco e del Lago Nero al Passo Gavia. Il testo qui riportato è tratto da “Racconti e leggende di Valtellina e Valchiavenna” di C.Paganoni.
Si racconta che tanto tempo fa ai piedi di quelle montagne vivessero in una piccola contrada fra i monti delle famiglie; tra gli abitanti c’erano due ragazzi molto amici di nome Bianchina e Nerino. Spensierati, passavano assieme tutti momenti liberi; talvolta ai loro giochi si univa anche Pinotta una ragazza permalosa e vendicativa, sempre di malumore, invidiosa dell’allegria degli altri due amici.
Un giorno Bianchina e Nerino decisero di fare un’escursione verso il Passo Gavia da soli senza invitare l’arcigna ragazza, la quale sentendosi trascurata, lasciata in disparte, si vendicò!
Raggiunse suo padre, il terribile Mago Vizze, pregandolo di punire quei due che si prendevano gioco di lei; in un primo tempo il padre non voleva accontentare la figlia, ma questa insistette a tal punto che si sentì costretto.
Capita la zona dove si trovavano due ragazzi, scatenò un terribile uragano: raffiche gelate solcarono la montagna rapide come frecce, poi una tempesta di grandine, ghiaccio e neve colpì i due ragazzi che non riuscirono a trovare scampo, rabbrividendo per il freddo per la paura sentivano che delle forze malvagie si stavano scatenando contro di loro. Finché un vortice li avvolse, trasformandoli in due blocchi di ghiaccio bello levigato e vitreo; quando poi la tempesta finì, sul monte apparvero a breve distanza uno dall’altro due statue di ghiaccio.
La sera i genitori preoccupati poiché non riuscivano a trovare i ragazzi, chiesero aiuto ai maghi alle fate, oltre che a tutti gli abitanti della montagna e vennero così a conoscenza della sorte toccata i loro figli.
Lo spirito dei boschi suggerì loro che l’unico in grado di aiutarli era lo spirito delle acque che aveva la sua casa lassù, sotto le cime delle montagne, dove una piccola sorgente scendeva cantando tra le rocce rossastre.
Sette giorni e sette notti era il tempo del cammino per raggiungere lo spirito delle acque, che una volta raggiunto prese le sembianze di un giovane dei capelli color del cielo e il viso bianco come la neve.
Ascoltata la vicenda lo spirito disse che non poteva fare molto per i ragazzi perché dall’incantesimo era passato troppo tempo, ma c’era ancora una possibilità: dpoteva fare in modo che i ragazzi si trasformassero in abitanti del lago.
I genitori accettarono pur di rivedere vivi loro figli; lo spirito delle acque quindi riempì il cavo della mano d’acqua e la scagliò con molta forza contro le statue di ghiaccio così da farla penetrare nel cuore dei due ragazzi che come per incanto cominciarono a gocciolare grazie alle lacrime che fuoriuscivano dagli occhi dei giovani, sciogliendo così lo strato di ghiaccio che li avvolgeva.
Piansero, piansero tutti, finché vicino ad essi si formò una pozza d’acqua che andava allargandosi fino a formare due conche di laghi.
Uno dei riflessi biancastri chiamato poi Lago Bianco mentre l’altro dai riflessi scintillanti azzurro cupo chiamato Lago Nero.
Dalle acque fredde dei laghi emersero due splendide figure, Nerino e Bianchina, i quali ripresero indisturbati il loro parlare dal punto in cui lo avevano interrotto molto tempo prima.
La loro storia non è finita e quando emergono dalle acque delle trasparenze cristalline riprendono il loro dialogo di sogni e di amore; gli appassionati della montagna ancora oggi possono cogliere tra l’incresparsi delle acque e il rosso dei rododendri, il dialogo sommerso tra il lago Bianco e Nero.”